martedì, ottobre 28, 2014

Leopardi e il creazionismo

Ho appena letto su Qfwwwfq questo interessante articolo sul giovane Leopardi: IL GIOVANE METAFISICO. Ne rilancio qualche passaggio.


«Nelle dissertazioni il "giovane favoloso" sostiene una serie di luoghi comuni della metafisica tradizionale che di lì a poco abbandonerà come fossero favole infantili, e si tratta esattamente di alcuni di quei luoghi comuni che modellano ancora oggi le vie neurali di gran parte dell'umanità, nonché di molti di quei filosofi idealisti e particolarmente ostili alla tecnica e alle scienze della natura che, con sottile e sottovalutata contraddizione, godono di popolarità persino in rete e sui media. I due luoghi comuni principali sono il dualismo mente-corpo di sapore platonico-cristiano-cartesiano e l'idea tomistico-lebniziana del disegno intelligente e dell'essere perfettissimo. Il ragazzino erudito innesta i contenuti filosofico-religiosi dei suoi studi sulla particolare architettura mentale del Sapiens, il quale è stato dotato dall'evoluzione di preziosi dispositivi iperattivi di attribuzione di intenzionalità e di riconoscimento di agenti da cui, secondo alcuni studi neurocognitivi recenti, deriverebbero come sottoprodotti gli spiriti, i folletti, le anime, gli dèi e i divini architetti delle varie culture. Insomma, è come se queste dissertazioni offrissero un compendio di alcuni aspetti "infantili" e innati del pensiero umano che sono una parte di quella che oggi viene chiamata psicologia ingenua. A Leopardi, contrariamente a quanto accade alla stragrande maggioranza degli esseri umani, bastò poco tempo per rendersi conto che in realtà non ci sono né anime immateriali, immortali e assolutamente libere né disegni intelligenti di un essere perfettissimo. 


Nel mare di stupidaggini in cui la mente giovanile di Giacomino naufragava dolcemente, qualche buon pesce, persino più buono di quanto lui stesso potesse immaginare, è tuttavia finito nella rete. Si tratta di due piste di ricerca poco ortodosse (rispetto al rigido cattolicesimo familiare) che lui ha intravisto e coraggiosamente imboccato, percorrendone i tratti iniziali e ancora acerbi: una spiegazione neuroscientifica dei sogni che rigetta qualsiasi fantasia oniromantica e una teoria gradualista dell'"anima" e dello "spirito" che, per quanto riguarda l'attribuzione di una "mente cosciente" agli animali (come si direbbe oggi), lo porta oltre il paradigma strettamente cartesiano e lo avvicina ad approcci contemporanei particolarmente sofisticati come quello di un Hofstadter...»

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