sabato, aprile 22, 2017

Libertà di stampa in Germania

Quando leggo fatti come quelli descritti da Petra Reski che ho riportato di seguito non posso fare a meno di pensare alla classifica che vede l'Italia al 77° posto per la libertà di stampa. Tempo fa avevo sentito Calabresi affermare che uno dei parametri è il numero di denunce che i giornalisti ricevono. La prima cosa che mi è venuta da pensare è: siamo sicuri che in un paese in cui i giornalisti non ricevono denunce ci sia libertà di stampa?

Beh, leggendo leggendo i fatti di Petra Reski e l'articolo "Le classifiche sulla libertà di stampa sono una cosa seria?", dove si spiega anche la soggettività di molti parametri, che è spiegata anche qui, i miei dubbi su quella classifica si sono amplificati.



Ecco lo stralcio tratto dalla richiesta della Reski: La libertà di stampa non è una parola. E’ un atto.

"Chi intende parlare di mafia in Germania deve pentirsene: “Colpirne uno per educarne cento”.

Col vostro sostegno contribuirete a far sì che la libertà di stampa in Germania non sia solo sulla carta – e a far sì che il tema “Mafia in Germania” non sia ancora un tabù.
...
La legge tedesca rende molto facile alla mafia querelare i giornalisti – e vincere anche questi processi. Così si costruisce uno scenario minaccioso teso a colpire giornalisti, autori, film-maker, case editrici ed emittenti radiotelevisive.
Col denaro raccolto vorrei pagare le spese legali e le spese processuali, il cui preciso ammontare potrò calcolare solo quando la controversia giudiziaria sarà risolta – comprese le altre cause notificatemi (tra l’altro per risarcimento danni). Alla fine farò naturalmente sapere a tutti i donatori l’esatto ammontare delle spese.
Se resterà qualcosa (speriamo!) lo devolverò a un’organizzazione antimafia – naturalmente renderò pubblico tutto questo. Con la vostra donazione non solo mi aiuterete a far fronte alle mie spese legali, ma promuoverete anche lo scambio di idee su un tema che merita l’attenzione di tutti."

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